Ma ve la ricordate? Il mio cervello se ne andava in estasi quando Aladar gonfiava l'astronave.
Ne ho trovato una descrizione perfetta su cinefile.biz
Un'altra quasi-leggenda, almeno per me, resta ancor oggi un cartone di derivazione ungherese (strano ma vero), intitolato "La famiglia Mezil". Anche in questo caso la normale amnesia infantile avrà finito per mitizzare un prodotto che probabilmente così trascendentale non era ad eccezione dell'impostazione di genere (una fantascienza semiseria inserita in un contesto da situation-comedy), ma l'idea di partenza di una delle serie (la seconda), col suo gioioso dare corpo all'archetipo dell'immaginario infantile, potrebbe dettare le linee per una perfetta industria dei cartoni: un lavoro fatto da bambini (o adulti-bambini) per i bambini.
Il protagonista della serie in questione è Aladar, un tranquillo ragazzino biondo di provincia, che ogni giorno verso sera sale di nascosto sulla terrazza di casa portando con sé il suo indolente cane parlante e la custodia del suo violino, dalla quale verrà fuori come per incanto un enorme razzo gonfiabile pronto a sfrecciare nello spazio siderale. Ogni puntata racconta dello sbarco in un pianeta sconosciuto e dell'incontro con la relativa civiltà, passando per disavventure paradossali e bislacche, e concludendosi invariabilmente con il ritorno consolatorio sulla terrazza di casa, pure reso amaro dal ricordo di dover finire i compiti. Tutto qua. Eppure, cosa si vuole di più?
Semplice e ingenuo, grandioso e inattendibile, forte e inarrestabile, come la fantasia di un bambino, lo stesso che si sveglia di soprassalto durante la notte e controlla se sotto il letto Babbo Natale non gli abbia messa un'astronave gonfiabile con cui viaggiare nello spazio e fare amicizia con gli alieni.
Wednesday, June 22, 2005
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